Il nostro stabilimento produce attualmente all’80% per Fca (Fiat).
Quando i pezzi escono dalle nostre linee di montaggio finiscono in
contenitori diretti alla Sevel, a Melfi, a Pomigliano, Mirafiori. I
semiassi che produciamo partono da Gkn dove lavoriamo su 15 turni, dove
sabato e domenica sono ancora giorni liberi, con straordinari volontari
maggiorati anche al 100%, dove le assunzioni sono schermate sia dal Jobs
Act sia dalla Fornero, dove le rappresentanze sindacali non vengono
elette in base al Testo Unico sulla Rappresentanza ma in base al
proporzionale puro. Escono da linee produttive di assemblaggio dove
abbiamo pause ergonomiche ogni 50 minuti e arrivano agli stabilimenti
Fca, regno indiscusso del Jobs Act e del modello Marchionne, dell’Ergo
Uas, dello stress, del tentativo di annullare il sindacato conflittuale e
rivendicativo. In pratica convivono nello stesso identico segmento
produttivo due modelli opposti e alternativi.
Da noi il modello Marchionne non è passato. Per il momento possiamo
dire di aver tenuto botta, colpo su colpo. Non l’abbiamo fatto per puro
spirito di sopravvivenza, o per creare un’oasi felice, ma per essere di
aiuto e stimolo alla resistenza più generale contro il Jobs Act e contro
il modello Marchionne. Senza una lotta più generale, ne dobbiamo essere
consapevoli, non c’è singola azienda che possa reggere.
Per questo abbiamo sempre guardato con attenzione a ogni segnale di
resistenza e mobilitazione in Fiat. Per questo ci consola sapere che lo
stesso semiasse passa dalle nostre mani a quelle di un collega Fiat
impegnato a resistere, a riconquistare diritti, salario e dignità. E
proprio per questo, quindi, che i procedimenti disciplinari e il
giudizio di incompatibilità che il collegio statutario della Cgil, e in
seguito il Cc della Fiom, avrebbero espresso nei confronti di diversi
delegati e Rls Fiom della Fiat è un colpo che sentiamo diretto anche
contro di noi.
Questi compagni sarebbero accusati di aver aderito a un comitato di
delegati e lavoratori in Fiat che vede la presenza anche di lavoratori e
delegati del sindacalismo di base. In questo modo, stando a quanto
approvato dal Comitato Centrale della Fiom avrebbero promosso “azioni
organizzate che di fronte alle controparti del sindacato rompono
l’unita’ della Cgil come soggetto contrattuale”.
La verità è che questi compagni stanno portando avanti nel loro ruolo
di Rsa e Rls Fiom in Fiat azioni di lotta e di resistenza contro
Marchionne. Ricordiamo che a Termoli c’è appena stato un corteo interno,
come non si vedeva da anni, che continuano gli scioperi contro il
sabato di straordinario comandato e che tra i delegati considerati
incompatibili ci sono gli stessi che qualche anno fa sono stati
licenziati dalla Fiat a Melfi per aver organizzato scioperi interni.
Si può considerare nociva per la Fiom l’azione di questi delegati,
solo se l’obiettivo della Fiom è quello di riconquistare la propria
agibilità di “soggetto contrattuale” di fronte alla Fiat in quanto tale.
E ci sembra sia questo il punto: il desiderio dell’apparato sindacale
di chiudere o aprire il rubinetto della lotta operaia solo ed
esclusivamente in funzione della necessità di essere riconosciuti dalla
controparte come “soggetto contrattuale”. Il desiderio dell’apparato
Fiom di dimostrare a Fiat di essere alla bisogna anche responsabile e
ragionevole. Un desiderio messo in discussione dall’azione autonoma e
dalla lotta quotidiana e costante dei delegati in fabbrica.
E’ in fondo la stessa impostazione che sta emergendo nella vicenda
del contratto nazionale dove i vertici Fiom stanno accettando una serie
di cedimenti in nome del fatto che aver ottenuto il tavolo di trattativa
con Federmeccanica sia di per sè un “riconoscimento” e un “successo”.
Ciò che emerge, ridotto ai minimi termini, è lo scontro tra due
concezioni differenti: l’apparato sindacale che concepisce il ruolo del
sindacato come istituzione concertativa e i delegati e i lavoratori che
concepiscono il sindacato come strumento unificante della propria lotta.
Grossa parte della nostra azione in Gkn si è sviluppata in
contrapposizione con il gruppo dirigente Fiom. Eppure pensiamo al
contempo di essere stati i più strenui difensori della Fiom, se per Fiom
non si intende un apparato ma un insieme di diritti, di principi, di
aspirazioni, di conquiste programmatiche. Cari vertici Fiom, gli stessi
delegati che oggi dichiarate incompatibili saranno quelli a cui vi
appellerete magari domani quando Marchionne e Federmeccanica torneranno
all’attacco, costringendovi a nuove rotture.
Sia chiaro infine che non riteniamo scorretto aderire a comitati di
lotta o coordinamenti di delegati unitari dove siano presenti militanti,
iscritti o delegati dei sindacati di base. Riteniamo anzi necessario e
corretto sviluppare un fronte unito nella lotta con i militanti di altre
organizzazioni sindacali, a partire da quelle cosiddette di base.
Se i delegati e gli Rls Fca sono incompatibili, quindi lo siamo anche
noi. Siamo orgogliosamente incompatibili. Il che non vuol dire che
lasceremo campo libero in Fiom. Forse questo è l’auspicio di certe
provvedimenti disciplinari. Vuol dire che evidenzieremo ancora più
strenuamente tra colleghi e lavoratori che se la nostra azione sindacale
è incompatibile con i vertici Cgil, forse è il caso di farsi qualche
domanda su chi e cosa sia incompatibile con l’idea di sindacato.
RSU FIOM GKN
Commenti