Una fabbrica, l’INSE Presse di Milano, in piena attività produttiva, viene sgomberata

Una fabbrica, l’INSE Presse di Milano, in piena attività produttiva, viene sgomberata all’alba del 17 settembre 2008, dalle forze dell’ordine che gettano sul lastrico gli operai che da 100 giorni continuano la produzione contro la volontà di chiusura del padrone.
La decisione presa dalla magistratura, che ha posto la fabbrica sotto sequestro, non ha nulla a che fare con difficoltà economiche o produttive, perché l’INSE non ha problemi di commesse, ma ha al contrario, grandi potenzialità di sviluppo.
Uno sgombero di questa natura non si vedeva da parecchi decenni. E’ il segno dei tempi a cui non dobbiamo arrenderci.I conflitti di lavoro non possono essere esclusiva materia della magistratura e tanto meno della polizia. Non sono un problema di ordine pubblico.In questo paese, in cui la crisi finanziaria e il dilagare della sua speculazione, provoca la chiusura di attività produttive gettando sul lastrico gli operai con le loro famiglie, si sopprimono in continuazione possibilità di produzione e creazione di ricchezza.E’ questo proprio il caso dell’INSE Presse. Esiste la possibilità che un’acquirente acquisti l’impresa ed assorba tutti i 49 operai in forza. Si tratta della Ormis di Brescia che promette anche di portare a 200 gli operai e i lavoratori addetti e a pagare i salari arretrati che il padrone si è rifiutato di corrispondere.Ma il passaggio di proprietà allo stato attuale non è possibile a causa della volontà speculatrice, manifestata dal padrone Silvano Genta, gia amico dell’ex ministro Castelli.La vicenda segna anche il fallimento della politica industriale dei governi italiani e delle mediazioni istituzionali che non riescono a fermare le irresponsabilità sociali delle avidità padronali.

Dichiarazione di Giorgio Cremaschi sull’INSE Presse (Innocenti S. Eustacchio) di Milano

fonte:http://www.rete28aprile.it/


Sigilli del giudice alla fabbrica occupata
Le tute blu: picchetti ai cancelli finché non si apre una trattativa


Dopo cento giorni finisce l´autogestione delle tute blu alla Innse. Ieri mattina la Procura ha sigillato lo stabilimento in zona Lambrate dove 49 operai, già licenziati e senza stipendio, non si erano arresi all´idea che la produzione di macchinari per l´industria si fermasse e avevano continuato a lavorare da occupanti. Dalle 5.50 di ieri i lavoratori sono in picchetto davanti ai cancelli, bloccando il traffico su via Rubattino. «Non ci muoviamo di qui fino a quando non si aprirà un tavolo per la vendita dell´azienda a un nuovo proprietario», dicono.
La speranza, ora che la fabbrica non è più occupata, è che la vendita vada in porto. Silvano Genta,
proprietario di Innse, fino a ieri si era sottratto alla trattativa sostenendo che l´occupazione gli
impediva di stimare il valore dei macchinari e quindi di venderli. Ora, dopo il sequestro preventivo per "occupazione abusiva" disposto dal gip Paola Di Lorenzo, attraverso i suoi avvocati si dice «pronto a trattare la cessione dell´attività o di parte di essa». In pratica: potrebbe portare via alcuni macchinari, lasciando il resto al nuovo compratore. L´offerta di acquisto c´è già, è quella di Diego Penocchio, presidente del gruppo bresciano Ormis, disposto ad assorbire anche i lavoratori. Per condurre la trattativa si attende ora che il ministero dello Sviluppo economico convochi un tavolo a cui prendano parte, oltre alle due aziende, anche Provincia, Prefettura, Comune e rappresentanti dei lavoratori. Fino a quel momento gli operai continueranno la lotta. Ieri, con un camper per dormire, hanno trascorso la notte davanti ai cancelli. Oggi alle 10 saranno ricevuti dal prefetto. «Nessuno degli operai si muoverà dai cancelli fino a quando non si aprirà una trattativa seria sul futuro dell´azienda», dice Maria Sciancati, segretario provinciale della Fiom.
Il timore dei dipendenti è che anche questa volta la proprietà faccia saltare la vendita, come è già
successo più volte dal 31 maggio, il giorno in cui ha dichiarato cessata l´attività mandando tutti a
casa. «Ora non ha più scuse, Genta deve vendere», dicono gli operai. Genta li ha licenziati per posta, ha chiesto al magistrato di cacciarli dalla fabbrica e li ha poi denunciati per danni, per questi 100 giorni da lavoratori abusivi. Sulle posizioni dei lavoratori si schiera la Provincia. Il presidente Filippo Penati mette fretta: «L´attuale proprietà ha acquisito la società due anni fa grazie alle provvigioni previste dalla Legge Prodi, ora ha il dovere di guardare con interesse alla candidatura di Ormis». In pratica: Genta ha pagato l´azienda, che era commissariata, meno del suo valore con l´impegno di rilanciarla, ora la venda salvando fabbrica e posti di lavoro.
Sulla trattativa pesa anche lo sfratto che i proprietari dell´area, l´immobiliare Aedes quotata in borsa, ha intimato alla Innse. La prima udienza è fissata per il 29 settembre, lo sgombero dei macchinari deve essere completato entro il 31 gennaio. Fra le ipotesi di destinazione dell´area, una volta sbaraccata la abbrica, quella di una nuova sede dell´università Statale. Nel caso la Ormis dovesse comprare, si troverà quindi a dovere abbandonare il capannone che l´azienda occupa oggi, trasferendo lavoratori e macchinari. Uno scenario che non piace a Bruno Casati, assessore provinciale al lavoro, che vede nell´intera operazione l´ombra della speculazione immobiliare: «Evidentemente ci sono dei convitati di pietra in tutta la vicenda di Innse: l´Expo e i proprietari delle aree. Non è solo una vertenza legata ai problemi dell´occupazione. Silvano Genta è la testa d´ariete di un´operazione più complessa che adesso si vede bene, paradossalmente questo sgombero rende chiarissimi tutti gli elementi del puzzle».


Franco Vanni

[Articolo di Repubblica del 18 settembre 2008]


fonte:http://milano.repubblica.it/

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