Vertenza Piaggio, sì all’accordo a maggioranza. Ma non fra gli operai

L’esito del referendum vincola la Fiom, che nella gestione dell’accordo continuerà a “sostenere le posizioni espresse nella consultazione”. Parola di Rinaldini. Ma la rabbia fra gli operai è tanta: non possono decidere gli impiegati sulle nostre condizioni. Il referendum è un limite? Ne parliamo con Massimo Cappellini, Rsu Fiom della Piaggio

“L’esito del referendum svoltosi a Pontedera indica che la maggioranza dei dipendenti della Piaggio ha approvato l’ipotesi di accordo aziendale. Questo esito rende quindi valido tale accordo. La Fiom ne prende atto e procederà, come si era impegnata, a firmarlo.” Così Maurizio Ladini, segretario nazionale Fiom e responsabile del settore rende noto il risultato della consultazione sulla vertenza contrattuale in Piaggio e la conseguente posizione della Fiom. Ma il referendum, nonostante sia riconosciuto da tutti come strumento democratico, non fa giustizia della posizione degli operai, che sono i diretti interessati – e i più colpiti – dall’accordo. Se infatti si va a guardare il loro voto, questo ha espresso a maggioranza assoluta il No. “Il risultato – prosegue Ladini - indica che la maggioranza degli oltre 2.000 operai che hanno partecipato al voto ha bocciato l’accordo. Questo conferma che la posizione della Fiom era poggiata su validi motivi. Pertanto, per evitare peggioramenti delle condizioni di lavoro, la Fiom, nella gestione dell’accordo, sosterrà le posizioni espresse nel corso della consultazione.” Anche Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, sottolinea l’esito negativo fra gli operai e ribadisce che nella gestione dell’accordo “la Fiom sosterrà le posizioni espresse nella consultazione”. Dunque le parole dei due segretari lasciano intendere che il risultato del referendum chiude una vertenza ma lascia aperto il conflitto. Ma si riparte da una posizione arretrata? Lo chiediamo a Massimo Cappellini, Rsu Fiom, impegnato in questa vertenza nella delegazione trattante.


Che cosa dicono gli operai di questo risultato?
C’è parecchia rabbia tra gli operai. Il voto parla chiaro. Ancora una volta il referendum è passato per il voto degli impiegati, che non sono direttamente coinvolti dalle condizioni poste nell’accordo, eppure l’azienda li ha portati in massa a votare. Oltretutto, qui ci sono almeno 600 operai con contratti a termine che hanno subito pressioni dai sindacati firmatari e dall’azienda. Ciononostante la stragrande maggioranza ha votato No. Questo peserà nella gestione dell’accordo, quando verranno fuori tutte le contraddizioni e le ricadute in negativo. Deve essere chiaro che noi non daremo una mano per farci infliggere condizioni inaccettabili

Che rapporto c’è fra gli operai e gli impiegati? Siete riusciti a fare assemblee insieme e a discutere con loro delle vostre condizioni?
Gli impiegati hanno fatto assemblee separatamente, e con il capo del personale. Sono circa 870. Questo determina un distacco netto nel rapporto con gli operai, con i quali non c’è nessun rapporto.

Quindi secondo te il referendum in questo caso è stato un limite allo sviluppo di una battaglia realmente democratica?

Il referendum è uno strumento democratico, ma è uno degli strumenti. Ma se in 1000 hanno votato contro e sono la forza attiva, questo deve far riflettere anche il sindacato. Negli anni ’70 si diceva “chi lotta decide”, il sindacato deve trovare di nuovo forme per far contare chi partecipa e chi lotta. Questo non vuol essere contro gli impiegati, se partecipano e lottano con noi, così come possono esserci lavoratori che non hanno mai partecipato a uno sciopero. Deve contare chi partecipa e chi lotta. Non una maggioranza indiscriminata.

Mi pare che tu poni lo stesso problema che si pose con il referendum sul protocollo welfare dell’autunno 2007, ovvero il coinvolgimento al voto di chi non aveva partecipato attivamente a una battaglia per evitare che passassero condizioni peggiorative, è così?
Sì. Si allarga il più possibile la platea dei votanti in modo indiscriminato, perdendo di vista così sia i protagonisti che gli obiettivi. E’ uno strumento che deve essere ripensato

In ogni caso sia Rinaldini che Landini hanno espresso una posizione chiara su come andare avanti ora. La Fiom continuerà a sostenere le posizioni espresse nelle assemblee. Tu cosa ne pensi?

Penso che la Fiom debba rappresentare il No degli operai. Io mi batterò perché ci sia una posizione critica verso questo accordo. E continuano ad essere validi altri strumenti democratici, come lo sciopero.

Anche se il governo sta approvando serie limitazioni al diritto di sciopero, che rischiano di coinvolgere anche il settore privato. Guarda l’accordo separato… Dunque questo esito fa ripartire il conflitto da una posizione più difficile?

Sì, e penso che la Fiom non dovrebbe firmare, per difendere chi si batte in fabbrica e fa stare in piedi il sindacato. E comunque gli operai che hanno votato No sono ancora quelli che possono bloccare la produzione, e non possono essere sostituiti dagli impiegati. Questo l’azienda lo deve sapere.

Anna Maria Bruni

fonte:http://www.dazebao.org

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