Il governo da un lato si è fatto bello col cosiddetto “bonus fiscale”, facendo il pieno di voti per il PD alle
elezioni europee di maggio 2014, dall'altro ha aumentato e aumenta le tasse e le tariffe dei servizi sociali.
Il Governo Renzi con la legge cosiddetta di stabilità regala miliardi ai padroni, ai quali, col Jobs
Act, dà licenza di seminare il terrore tra i lavoratori grazie alla più totale libertà di licenziarli.
Sapendo, inoltre, che i salari sono sempre più di miseria, ha anche inventato lo stratagemma che i
lavoratori possono richiedere il TFR in busta paga.
Così, i lavoratori e le lavoratrici, per cercare di arrivare illusoriamente a fine mese, anziché aprire vertenze
per aumenti salariali, rinuncerebbero a conservarsi il TFR per il momento dell'andata in pensione o della
perdita del posto di lavoro e lo consumerebbero via via.
E le imprese se la godrebbero beate e tranquille.
PERCHÉ NO AL TFR IN BUSTA PAGA?
1) Perché ci sono più tasse rispetto a quelle
che si pagherebbero se si percepisse il
TFR alla fine del rapporto di lavoro.
2) Ci sarebbe, infatti, applicata la tassazione
ordinaria Irpef (comprese le addizionali
regionali e comunali), che è più pesante
della tassazione separata applicata al
TFR percepito alla cessazione del
rapporto di lavoro.
Per non parlare, poi, dell'eventuale riduzione
degli assegni familiari e delle detrazioni fiscali
per figli e coniuge a carico.
E pensare che non si batte ciglio di fronte a una
evasione fiscale di 120 miliardi l'anno!
COBAS PUBBLICO IMPIEGO
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