L’abolizione dell’art.18,
come i manganelli sugli operai della Thyssen, sono solo gli ultimi
atti con cui il governo e il PD si sono schierati rispetto alle
classi sociali. Alla
politica degli insulti al movimento operaio segue la negazione dei
diritti e l'uso dei manganelli, al servizio della Confindustria e di
tutta la classe padronale.
Se ne impara che per il
governo i lavoratori sono solo un problema sociale da contenere, un
costo da ridurre al minimo. Soprattutto una forza da eliminare dalla
scena politica, un obiettivo storico dei padroni.
CISL e UIL assecondano da
anni questo attacco, firmando contratti nazionali e aziendali
compiacenti, e la CGIL ha in sostanza seguito la stessa linea, con la
motivazione che contrattare cedimenti limitati ne avrebbe evitati di
più gravi.
Una illusione e un disastro
per i lavoratori.
La politica di cedimento continuo ha aumentato gli appetiti dei
padroni e ha indebolito i lavoratori, generando passività e
sfiducia. Ha reso più difficile ogni iniziativa di difesa sindacale
in tutti i posti di lavoro e ha ridotto al minimo la credibilità
della CGIL, che oggi non è infatti in grado di contrastare né le
manovre contro il lavoro né la riduzione dei servizi pubblici
essenziali, né gli sperperi di soldi pubblici a favore delle classi
parassitarie.
Non ne ha la forza dopo 20
anni di concertazione all’insegna della subordinazione degli
interessi dei lavoratori a quelli delle imprese,
che hanno abbassato i salari, prodotto centinaia di migliaia di
licenziamenti, dopo aver accettato e addirittura sostenuto ogni forma
di flessibilità, promosso i contratti di lavoro atipici, firmato
accordi in perdita e così via. Tanto più quando l’orizzonte di
chi la dirige resta sempre e solo quello della concertazione.
In tanti lavoratori è
ormai maturata la consapevolezza che quella linea di passività non
può continuare.
Ma, per non prendere altre bastonate, bisogna
uscire dal vicolo cieco di aspettare soluzioni o mediazioni proprio
da chi ha portato i lavoratori nella condizione di oggi. E’
necessario essere ben coscienti che gli interessi dei lavoratori sono
contrapposti a quelli dei padroni e si possono affermare solo con lo
scontro. Bisogna che i governi e i padroni si trovino di fronte a una
classe sociale che si mobilita, che ha ben chiari i suoi interessi
fondamentali e la forza che viene dal suo ruolo produttivo e sociale.
Bisogna contare sulle nostre capacità, che sono molte e sono ovunque
nei posti di lavoro.
Perciò partecipiamo a questa
mobilitazione con il
programma del rifiuto di qualsiasi mediazione sui diritti dei
lavoratori,
dell’abrogazione
della riforma Fornero delle pensioni, del ripristino dell’art.18 e
di impedire ogni ritorno alle disastrose politiche concertative degli
ultimi 20 anni.
Lavoratori e delegati FIOM
Piaggio e Continental
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