Oltre al problema dei contenuti
dello sciopero è emerso anche un problema organizzativo: in molti luoghi
di lavoro è stata inviata la richiesta di assemblea retribuita e non di
sciopero
Le
cose fatte malvolentieri vengono male. È il primo pensiero che ci è
venuto quando ci siamo messi a studiare il modo di raccontare questo
sciopero cittadino. Al momento continuano a chiamarci amici e
lavoratori (eh sì, chiamano le redazioni per capire ciò che dovrebbe
spiegare il sindacato...) per capire se domani possono fare sciopero.
Infatti lo sciopero è generale per modo di dire, visto che alcuni
settori non potranno scioperare, specialmente quelli sottoposti alle
norme della legge 146 che ne limita la ripetizione se non dopo 10 giorni
e ne limita l'esercizio per garantire i servizi minimi. Cgil-Cisl-Uil
hanno allora inviato in molti luoghi di lavoro la richiesta di 3 ore di
assemblea retribuita.
Ma
al di là di questa modalità "insolita", c'è da ricordare quando e
perché partì la richiesta di sciopero generale. Era il 17 ottobre e
Livorno si risvegliò con la rabbia degli operai Trw che occuparono per una giornata intera la sede di Confindustria
dopo aver ricevuto la notizia della chiusura da parte dei dirigenti
della multinazionale Usa. Il 29 ottobre era previsto il primo incontro a
Roma con il sottosegretario e da più parti, compresi gli operai Trw,
partì una richiesta di sciopero cittadino per quella giornata con
l'obiettivo di far vedere al governo che la città si stringeva intorno agli operai
e che serviva un intervento chiaro e diretto per una situazione
incandescente. Per mancanza di tempi tecnici e organizzativi quello
sciopero non fu indetto e fu limitato solo ad uno sciopero dei metalmeccanici.
Nel frattempo c'è stata la manifestazione del 15 novembre organizzata dal coordinamento lavoratori e lavoratrici livornesi
che a livello simbolico e di partecipazione ha dato quel segnale di
unità e di presenza di un fronte di lavoratori che iniziano a discutere
del loro ruolo nella crisi e che rivendicano il diritto sacrosanto al
reddito e a un'esistenza dignitosa.
Ai
sindacati confederali non rimaneva, dunque, che ritagliarsi il ruolo di
promotore politico ed economico di una piattaforma per il rilancio
dell'economia della città e lo hanno fatto ricalcando in pieno, come
hanno sempre fatto, il programma portato avanti negli anni dal Pd e
Confindustria. Non per nulla, a pochi mesi dalle elezioni regionali, sui
quotidiani locali è Rossi il mattatore di questa fase di crisi. Dopo
anni in cui Livorno è stata relegata dal governatore a pattumiera della
Toscana, si è passati alla fase dei grandi annunci di investimenti. Ma
il vero nodo di tutto è la promozione, da parte dei sindacati, del
modello Rossi basato su nuovo ospedale e privatizzazione delle società
partecipate in grandi società di Ato a capitale misto pubblico-privato
ma a governance (cioè direzione) privata. Un programma che nei suoi
punti principali è il contrario di quello proposto in sede elettorale
dal sindaco Nogarin. L'obiettivo dei sindacati è quindi chiaro: lanciare
il messaggio che l'amministrazione comunale rifiuta i soldi che Rossi
vuole dare alla città e che per colpa dei 5 Stelle rimarremo indietro.
Ma andiamo nel dettaglio andando ad
analizzare le 4 pagine di piattaforma chiamata "Vertenza Livorno" di
Cgil-Cisl-Uil con cui è stato indetto lo sciopero:
1.
Il ruolo di Collesalvetti. Per anni nessuno ha mai parlato di
Collesalvetti e le vecchie amministrazioni Pd hanno sempre tenuto in
poca considerazione quel territorio. L'interporto Vespucci al momento è
un grande buco tappato da MPS e Autorità Portuale che però può essere
importante per un rilancio del porto. Dovrà cambiare la sua vocazione
visto che ormai con la produzione "just in time" c'è sempre meno bisogno
di magazzini e le merci che arrivano in porto non si fermano certo a
pochi chilometri di distanza e con costi di carico e scarico aggiuntivi.
Ma a parte questo, fa sorridere come dopo la vittoria dei 5 stelle, il
comune di Collesalvetti guidato da Bacci, prossimo segretario
provinciale Pd e futuro candidato a sindaco di Livorno, sia diventato
improvvisamente oggetto di importanza fondamentale per la crisi
livornese. Non c'è un documento sindacale o un articolo de Il Tirreno
dove non venga sottolineata l'importanza di Collesalvetti. Ora, con
tutto il rispetto per quel territorio, appare chiaro come media e
sindacati stiano preparando il terreno a Bacci per la futura conquista
di Livorno e come, non avendo ancora digerito che non ci sia un sindaco
Pd in questa città, si cerchi di coinvolgerlo istituzionalmente in
decisioni importanti. La cosa alla lunga diventa ridicola.
2.
A pagina 3 troviamo il paragrafo "Portualità, viabilità e logistica". I
sindacati chiedono che Nogarin si sbrighi ad approvare il Piano
Regolatore Portuale (Prp) per permettere il rilancio delle riparazioni
navali. Qui siamo al ridicolo che passa al disonesto. Se Nogarin non ha
ancora approvato quel PRP è perché affossa definitivamente le
riparazioni navali come da 15 anni a questa parte ha fatto il progetto
Porta a Mare. Anche per noi ormai sulle riparazioni c'è poco da fare, ma
da qui a ribaltare in modo orwelliano la realtà ce ne corre. La perla
però arriva a fine paragrafo quando si chiede a gran voce la
realizzazione dell'Autostrada Tirrenica. Certo che Livorno non deve
rimanere isolata a livello infrastrutturale, ma non aver nemmeno
accennato alla truffa e ai motivi di fallimento di quel progetto è
vergognoso.
3. Sempre a pagina 3 troviamo il
paragrafo intitolato "Industria". Poche righe, ma non poteva mancare il
riferimento alla fondamentale importanza di Collesalvetti, quasi fosse
il bacino minerario della Ruhr per la Germania.
Della vicenda Eni che è la più grande e potenzialmente distruttiva c'è solo un vago richiamo alle multinazionali italiane che si comportano male. Naturalmente ci si dimentica di dire che la suddetta multinazionale è di proprietà al 30% dello Stato italiano che assiste inerme e che, anzi, Renzi vuole vendere il 5% di partecipazione pubblica. Probabilmente l'unità di questo sciopero sarebbe dovuta partire da una richiesta forte di intervento del governo sulla "Vertenza Livorno", ma in quel caso si sarebbe chiamato in causa l'amico Renzi e non l'amministrazione comunale...Anche se è un dato di fatto che l'amministrazione e chi ha idee alternative sullo sviluppo della città deve sbrigarsi. Ma in senso opposto a quello proposto qui. Altrimenti il duo Renzi-Rossi fa banco regio.
Della vicenda Eni che è la più grande e potenzialmente distruttiva c'è solo un vago richiamo alle multinazionali italiane che si comportano male. Naturalmente ci si dimentica di dire che la suddetta multinazionale è di proprietà al 30% dello Stato italiano che assiste inerme e che, anzi, Renzi vuole vendere il 5% di partecipazione pubblica. Probabilmente l'unità di questo sciopero sarebbe dovuta partire da una richiesta forte di intervento del governo sulla "Vertenza Livorno", ma in quel caso si sarebbe chiamato in causa l'amico Renzi e non l'amministrazione comunale...Anche se è un dato di fatto che l'amministrazione e chi ha idee alternative sullo sviluppo della città deve sbrigarsi. Ma in senso opposto a quello proposto qui. Altrimenti il duo Renzi-Rossi fa banco regio.
4. A pagina 4 invece troviamo il
paragrafo su infrastrutture e edilizia. Qui il nocciolo della questione è
il "rispetto degli impegni assunti" per la realizzazione del Nuovo
Ospedale. Rossi docet. Naturalmente scordandosi di sottolineare che
nessuno è contrario ad un nuovo ospedale, semmai ci sono voci dissonanti
sul modello di finanziamento, sul modello di sanità a intensità di cura
e sulla locazione.
5. Come ultimo paragrafo troviamo "La
pubblica amministrazione e lo sviluppo economico e sociale". Se fino a
questo punto nel documento si potevano trovare anche spunti
condivisibili da tutti e di importanza per la città (vedi l'importanza
del collegamento Fs al porto, la darsena Europa anche se c'è da capire
meglio come sarà finanziata o il ruolo di Casalp per la riqualificazione
del patrimonio pubblico immobiliare), in questo ultimo paragrafo i
sindacati di stringono in un abbraccio passionale con Rossi e Renzi:
senza dire esplicitamente cosa ne pensano, ma noi lo sappaimo, invitano
l'amministrazione comunale a sbrigarsi a concretizzare percorsi
alternativi rispetto alla privatizzazione di trasporti, rifiuti e alla
realizzazione della seconda linea dell'inceneritore. Naturalmente,
sapendo cosa pensano i sindacati, l'ultimo paragrafo può essere tradotto
politicamente così: "Siccome non ci sono vie alternative praticabili
oppure ci vorrebbe troppo tempo, muovetevi a sottomertevi al fatto che
rifiuti e trasporti finiscano nelle aziende uniche pubblico-private e
già che ci siete mettete nel cassetto le vostre idee su un ciclo
virtuoso dei rifiuti e permetteteci di fare il raddoppio
dell'inceneritore".
Insomma, nel dibattito su quale modello
economico e sociale deve intraprendere Livorno per un rilancio, i
sindacati hanno già scelto da che parte stare. Per questo lo sciopero
rischia di trasformarsi in una passerella elettorale per Rossi. Il
messaggio è chiaro: non deve esserci nessuna alternativa.
Redazione Senza Soste - 24 novembre 2014
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