Respingiamo un accordo antioperaio

Con l’accordo “sulla Rappresentanza” del 10 Gennaio, CGIL CISL UIL e Confindustria si propongono di accentrare ogni decisione sindacale, sottrarla ai lavoratori e ai loro delegati sui posti di lavoro e impedire ogni iniziativa di lotta che metta in discussione contratti firmati dalle OOSS.

I punti principali dell’accordo del 10 Gennaio sono:
-Solo i sindacati che hanno firmato o che aderiranno a questo accordo verranno riconosciuti.
-I contratti, nazionali ed aziendali, possono essere validi senza nessuna consultazione da parte dei lavoratori.
-Una volta firmato un accordo, i delegati non possono più dichiarare sciopero. Per esempio, se un accordo prevede riduzione delle pause, aumento dei ritmi o flessibilità, un delegato che dichiara sciopero per contrastarne l’applicazione è soggetto a sanzioni e perdita dei diritti sindacali.

E' esattamente quello che voleva Marchionne

E’ un tentativo di svolta autoritaria, che se ne infischia dei diritti dei lavoratori, anche di quelli riaffermati di recente dalla Corte Costituzionale, rivolto solo a tenere in piedi a tutti i costi una pratica sindacale che non ha più il consenso e la partecipazione dei lavoratori.
Una pratica sindacale che, dai contratti separati di FIM e UILM, nazionali e alla FIAT senza alcuna verifica tra i lavoratori, ai contratti al ribasso firmati anche dalla CGIL in diverse categorie, all’accettazione di fatto della riforme delle pensioni e dell'abolizione dell'art. 18, incontra una contrarietà molto forte nelle fabbriche.
In tanti luoghi di lavoro i lavoratori hanno dato vita ad azioni di resistenza e di difesa dei loro diritti, dalla Fiat alla Fincantieri, dagli autoferrotranvieri di Genova agli scioperi sull’art 18. In diverse grandi fabbriche (come Fiat, Same, Piaggio, Fincantieri), gruppi di delegati della CGIL sono stati in grado di prendere iniziative, sia sulle questioni aziendali che su quelle nazionali, in modo indipendente, scontrandosi con le dirigenze territoriali e nazionali.
Questi sono i fatti che stanno dietro lo scontro tra la CGIL e la FIOM, ed e` per queste ragioni che oggi CGIL, CISL e UIL, orfani della concertazione, stretti dalle richieste padronali e senza più il consenso dei lavoratori, cercano con questo accordo un ruolo e una legittimazione come interlocutori unici ed affidabili della Confindustria.

Contrastare questo tentativo è un chiaro interesse per i lavoratori. Non si tratta di contestare o “migliorare” qualche punto dell’accordo. Respingerlo significa nient’altro che difendere il diritto e i mezzi per organizzare e affermare la nostra forza e i nostri interessi.
Il referendum proposto dalla FIOM è un’occasione importante per dire un NO che puo` rappresentare un punto fermo per tutti i lavoratori.
Riuscire a impedire l’applicazione dell’accordo tra i metalmeccanici, il settore industriale di gran lunga più importante, significherebbe affossarlo e fare un passo sostanziale verso un movimento sindacale che sia espressione diretta dei lavoratori e risponda solo ai loro interessi.

Lavoratori e delegati del documento 2 di opposizione in CGIL-Pisa

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