Appello alle realtà cittadine

Nuovo devastante colpo del governo Monti (alias: PdL-PD-UDC-Quirinale) contro il mondo del lavoro dipendente, per sottrargli diritti e stato sociale conquistati in decenni di lotte. Stavolta, sotto tiro è la tutela prevista dal famoso articolo 18 contro i licenziamenti individuali privi di “giusta causa”, per permettere alle aziende pubbliche e private e agli enti pubblici di inventarsi di sana pianta motivi “economici” o “disciplinari” per licenziare chi vogliono: in particolare, i lavoratori e le lavoratrici che non chinano la testa e resistono ai progetti di trasformazione dei luoghi di lavoro in caserme, sul modello della Fiat di Pomigliano, dove gli operai -schiacciati sotto il terrore di essere licenziati e di precipitare nella disperazione- subiscono condizioni terribili che li distruggono fisicamente e li umiliano moralmente. Il governo intende, inoltre, ridurre ai minimi termini l’indennità di cassa integrazione, abolendo quella in deroga e quella straordinaria per cessazione dell’attività aziendale, oggi finalizzata a ritardare di 24 mesi il licenziamento, per indennizzarlo, quando sopravviene, con la “mobilità” (12 mesi per chi è sotto i 40 anni; 24 mesi per chi ne ha tra 40 e 50; 36 mesi per chi ne ha più di 50). E si vuole abolire la stessa indennità di mobilità, sostituendola gradualmente con una specie di indennità di disoccupazione, ribattezzata ASPI (Assicurazione Sociale Per l’Impiego): indennità che, a partire dal 2016-2017, durerà soltanto 12 mesi per i licenziati con meno di 55 anni; 18 mesi per quelli con più di 55 anni; 36 mesi -pare, ma non è affatto certo- per quelli con più di 58 anni. Con la pensione che sarà ancora di là da venire. Quanto ai lavoratori precari, è peggio che andar di notte: restano precari, ma in buona compagnia, perché ormai i lavoratori stanno diventando tutti precari! Del resto, questo è il governo che, in 100 giorni dacché è in carica, ha deciso che in pensione ci si andrà per miracolo e che il trattamento economico dei pensionati sarà sempre più di miseria; ha reintrodotto l’ICI per la prima casa; ha aumentato la tassa sui carburanti e l’IVA, le tariffe ferroviarie, elettriche e del gas; ha introdotto i ticket sulle ricette e aumentato quelli per esami e analisi; ha tagliato servizi pubblici e sociali e ne ha rincarato il prezzo. Il tutto, dentro un quadro sindacale ufficiale desolante, nel quale la Cisl e la Uil stanno cinguettando col ministro del lavoro, pronte a ripetere quanto stanno praticando da anni: la svendita al governo e alle imprese dei diritti e dei bisogni dei lavoratori; mentre la Cgil appare incerta tra il concedere tutto e il conservare le briciole, creando disorientamento nel corpo della propria organizzazione, in particolare in alcuni settori della Fiom, che si appellano alla lotta generalizzata. Difficile dargli torto. In questo contesto, la Confederazione Cobas propone ai lavoratori, al sindacalismo di base, ai movimenti di lotta sul territorio, nella scuola e nell’università, alle associazioni, ai partiti della sinistra extraparlamentare, all’opposizione tutta, sociale e politica, di mobilitarsi, a partire da lunedì 19 marzo, con presidio in piazza della Stazione alle ore 16,30. 

 Confederazione Cobas

Commenti

Anonimo ha detto…
Abbiamo già dato, grazie!
I lavoratori ci hanno già lasciato le pensioni, sul tavolo della questua per salvare l’Italia: ce n’è più che a sufficienza.
Nessuno ci ha messo più dei lavoratori, nella colletta “salva Italia”. E ci sono categorie, come quella del 400% di scontrini NON EMESSI, che non solo non è stata chiamata a dare di più, ma che dovrebbe restituire quel 400% di scontrini NON EMESSI; calcolato a ritroso nel tempo, da 30’anni a questa parte!
DEVE FINIRE LA PACCHIA PER IL GOVERNO, e per quelli che ci ha dietro, di attingere sempre e soltanto alla solita piletta dell’Acqua Santa!
Un governo, che di fronte alla situazione a dir poco vergognosa delle carceri italiane, come risposta non ne va ad individuare le responsabilità, né si premura di bonificare gli istituti di pena presenti, né di realizzarne di nuovi (Sì, però, ai 131 caccia bombardieri a 21 MILIARDI di euro, che farli volare ci costerà, di carburante, ancora di più! E si ai 61 milioni di euro per la Società del Ponte sullo Stretto!), e né si attiva affinché la giustizia sia celere nel definire lo stato di molti detenuti “temporanei”, ma risolve la faccenda rimettendo in libertà i detenuti, NON È un governo che può vantare credenziali sufficienti per trattare debitamente argomenti delicati come gli ammortizzatori sociali e l’articolo 18!
Le imprese si attraggono anche con una sensibile riduzione del costo del lavoro, riduzione praticabile per un governo virtuoso che sia capace di ridurre a stato fisiologico l’evasione, la corruzione, gli sprechi della politica e nella PA!
Non si siglano accordi sotto ricatto!
Il governo, che già senza essere passato per regolari elezioni ha depredato i lavoratori delle loro pensioni, insistendo in un atteggiamento ricattatorio, tenendo una pistola puntata alla tempia dei lavoratori con un argomento come l’articolo 18, fa sfoggio di tutta la sua arroganza, di tutta la sua prepotenza, di tutta la sua mancanza di rispetto nei confronti di chi ha contribuito sempre alla crescita ed al benessere del Paese, altro non mostra l’anticipazione di come saranno poi arroganti, prepotenti, aggressivi, autoritari e violenti i datori di lavoro che verranno.
NO, alla revisione dell’articolo 18!
È un momento Storico, nel quale ognuno si deve prendere le proprie responsabilità, e nel quale si è chiamato a mostrare che morire per determinati valori non lo si fa solo in ascesa, nei momenti di conquista, ma anche quando serve tenere la posizione a qualsiasi costo.
È il momento di dimostrare che la pancia non sempre vale più di tutto: che ci sono cose per le quali vale molto di più vivere, ed anche morire!
È il momento di dimostrare come il credere a valori universali non sia una cosa ad intermittenza, subordinata alle convenienze del momento, e come ci si può immolare invece sempre, per un ideale di giustizia.
Dei saccentoni poi che con il loro atteggiamento da “Yes Man”, ci hanno condotto, complici, nello stato di decomposizione avanzata in cui siamo, non sapremmo nemmeno cosa farcene! Nemmeno quale altro lavoro metterli a fare!