Piaggio riapre, ma è cassa integrazione per 1000 operai

Il prossimo lunedì 29 agosto i cancelli della Piaggio riapriranno per 600 operai. Sulla produzione pende infatti la sentenza di fallimento per Tecnocontrol, che rilancia: "Tecnocontrol mette a disposizione la sua azienda operativa, Industrie toscane, perché Piaggio possa continuare". Ma la stessa Piaggio si prepara alle contromosse e si dice pronta "a garantire un esercizio provvisorio", e poi "a prendere in affitto o rilevare l'azienda, dopo che questa verrà stimata" E' ormai certo. Il prossimo lunedì 29 agosto sarà rientro al lavoro soltanto per 600 operai della Piaggio. Per gli altri 1.000 si profila una cassa integrazione, si spera breve, che prevede rientri a scaglioni nelle tre settimane successive, e la fiducia che entro un mese il 100% dei lavoratori possa riprendere. Dal 29 quindi soltanto il 35% degli operai sarà in fabbrica, la settimana successiva la percentuale salirà al 50%, quella successiva ancora al 75%, per poi raggiungere il 100 in un'ultima fase. "Dalla Piaggio sperano di accorciare questi tempi, ma sulla carta l'unica certezza è che lunedì prossimo saranno in 600 al lavoro, e che in particolare le meccaniche, 2R e 3R saranno le più coinvolte nella cassa integrazione", è il commento a caldo di Marcello Franchi, segretario provinciale della Fiom-Cgil. A darne notizia sono appunto i sindacati, dopo la giornata di ieri in cui si sono incontrati con alcuni dirigenti Piaggio per decidere il da farsi, visto che Piaggio non ne vuole più sapere di contatti con Tecnocontrol, di cui il ramo operativo Industrie Toscane è fra i principali fornitori di componentistica dell'azienda pontederese. Infatti, se due giorni fa i legali di Piaggio, con sentenza di fallimento di Tecnocontrol alla mano, sottolineavano la volontà di chiudere con il gruppo guidato da Caponi, lo stesso gruppo tramite il suo avvocato Giuseppe Brini ha annunciato "il lancio di una proposta": "Abbiamo offerto ieri (23 agosto, ndr) alla Piaggio e, per conoscenza, al curatore fallimentare, di proseguire la lavorazione, reiniziando dal 29 dagli stabilimenti che già la Piaggio utilizzava per mezzo di Tecnocontrol, direttamente quindi da Industrie Toscane". Una proposta ma anche un 'ultimatum': "Sono state date 48 ore alla Piaggio per rispondere - ha detto Brini -. Ma da parte di Piaggio sembra che l'impossibilità a riprendere la produzione sia per colpa di Tecnocontrol. Per fugare questo timore abbiamo lanciato questa proposta: Tecnocontrol mette a disposizione la sua azienda operativa, Industrie toscane, perché Piaggio possa continuare. Se Piaggio non risponde non sarà perché Tecnocontrol non consegnava ma forse per problemi diversi". Toni accesi che non si placano nemmeno di fronte alla sentenza di fallimento - i cui contenuti sono stati resi noti dal legale di Piaggio, il prof. Antonio Calamia - che annovera fra le motivazioni anche elementi decisamente poco chiari. Scrive infatti Calamia: "La continua diffusione di affermazioni quale aggressione giudiziaria e il preannunciato ricorso contro la sentenza di fallimento della Tecnocontrol impongono alcune puntualizzazione da parte mia in qualità di legale della Piaggio & C Spa. Credo che non si possa prescindere dal contenuto della decisione adottata dal Tribunale di Pisa". Riporta quindi i motivi della sentenza di fallimento, emessa "dopo aver riconosciuto la legittimazione attiva alla presentazione del ricorso da parte di Piaggio". Fra questi compare l'esistenza di conti correnti a Lugano, per finalità non trasparenti: "Dalle ammissioni rese dalla ditta debitrice in propri atti processuali, si puntualizza che la richiesta di pagamento su conto corrente aperto a Lugano serviva a evitare un eventuale sistematico ricorso ai pignoramenti verso terzi". E ancora, "azioni esecutive già subite da altri creditori, documentata cessione di tutti i crediti a società terza, emissione a favore di Piaggio del titolo monitorio per resa degli stampi, già eseguito presso Almec nonostante le opposizioni presentate dinanzi al Tribunale si Sant'Angelo dei Lombardi, tutte respinte". A colpire è anche "l'inattività della società Tecnocontrol con attuali 2 dipendenti", cui si somma "scarsa consistenza del piano industriale, strumentalità del piano di scissione, mancanza di risorse patrimoniali per l'estinzione delle obbligazioni verso i creditori". Il commento di Calamia è netto: "E' interesse della mia cliente evitare sterili polemiche, non ci interessano i molteplici movimenti posti in essere tra diverse società, lo spezzettamento dell'attività, i trasferimenti di sede, i progetti di scissione. Appare invece prioritario in questo momento operare per la ripresa della produzione e per la salvaguardi dei posti di lavoro, in contatto con gli organi della procedura, Curatore e Giudice Delegato". Altrettanto irremovibile la posizione di Tecnocontrol, che oltre al tentativo di ripartire il 29 come se nulla fosse accaduto nel frattempo, annuncia: "Impugneremo la sentenza alla Corte di Appello perché la riteniamo ingiusta". "Sarebbe la prima volta che un cliente fa fallire il suo fornitore - ha detto ancora l'avvocato Brini, che però non commenta ulteriormente i motivi della sentenza, e sopratutto lo scenario che questa stessa ha sollevato, ma fa dell'ironia: "Come direbbe Di Pietro 'non commento le sentenze, le appello'". Si aggiunge quindi una sentenza di fallimento, sulle spalle di Massimo Stella e Carlo Caponi - il primo commercialista e il secondo amministratore delegato di Tecnocontrol - attualmente indagati dalla Procura di Bologna per bancarotta fraudolenta per distrazione, coinvolti per gli inquirenti nel fallimento della Verlicchi, azienda metalmeccanica di Zola Predosa (BO). Da parte di Piaggio ora si tratterà di valutare le prossime mosse del curatore fallimentare, il dott. Antonio Nazaro. Al riguardo Calamia ha dichiarato a Pisanotizie che "l'interesse di Piaggio è di vedere se il curatore rende possibile un esercizio provvisorio, in questo caso siamo disponibili a garantire i costi dell'esercizio", una proposta che potrebbe salvare la situazione per "un paio di mesi", trascorsi i quali la Piaggio si dice "pronta a prendere in affitto o rilevare l'azienda, dopo che questa verrà stimata". 

Cinzia Colosimo 

Commenti

Anonimo ha detto…
UN AZIENDA CHE PRODUCE SENZA GUADAGNARE è DESTINATA A FALLIRE.

PERCHE' FIAT, PIAGGIO E GRUPPI DI QUESTA ENTITà , NON POSSONO SEMPRE SPOLPARE I LORO FORNITORI E NON FARE PERTANTO IVESTIRE GLI UTILI DI UNA AZIENDA .

INOLTRE COLUI CHE è FORNITORE DI QUESTE SOCIETà DEVE CAPIRE CHE SE NON GUADAGNA NON DEVE VENDERE. E' UNA LEGGE DI MERCATO....
AUGURI E SOLIDARIETA' A TUTTI I DIPEDENTI JDV