Questi metodi e questi accordi non servono ai lavoratori

Lavoratori,
non solo i contenuti dell’accordo sulla mobilità, ma l’intero percorso che ha portato alla sua firma solleva questioni sulla situazione sindacale in Piaggio che hanno conseguenze decisive su come si possono difendere realmente gli interessi dei lavoratori.

Ricordiamo che l’accordo significa ridurre l’occupazione, rinviare di almeno un altro anno la stabilizzazione dei ptv e dei lavoratori precari (che peraltro nell’accordo non è nemmeno nominata) prevista dal contratto aziendale che scadrà quest’anno, finanziare la Piaggio con i soldi dell’INPS aggirando la legge.
Data anche la totale libertà della Piaggio di importare componenti e motori dall’Asia, il risultato sarà un disimpegno produttivo sulle meccaniche e sicuramente l’aumento dei ritmi di lavoro e della flessibilità, che la Piaggio pretenderà con il prossimo accordo aziendale.
Anche in questo accordo si conferma una politica sindacale di totale disponibilità alle richieste dell’azienda. Non si ricorda negli ultimi 15 anni un solo accordo che abbia messo al centro della trattativa le esigenze dei lavoratori, visto anche che non vengono interpellati prima.

Mentre la maggioranza della rsu FIOM ha espresso molto chiaramente la sua posizione contraria sia sui contenuti che sui metodi della trattativa, la FIOM provinciale e nazionale hanno giudicato l’accordo difensivo ma positivo e hanno voluto la consultazione dei lavoratori. Non si è trattato perciò di un referendum sull’accordo, tanto è vero che vincolava la sola FIOM, e il suo scopo era di fatto solo quello di legittimare la prosecuzione di una politica che, col pretesto dell’unità sindacale, ancora una volta cede alle pretese aziendali e mette i lavoratori di fronte al fatto compiuto; una linea che ha portato in 15 anni, a partire dal 1995, a dimezzare l’occupazione, ad intensificare i ritmi di lavoro, e a sottoscrivere un largo uso del lavoro precario.

Siamo certi che non siamo riusciti a far comprendere a tutti i lavoratori, e soprattutto a quelli che hanno partecipato alle iniziative di lotta e votato in assemblea una mozione che negava qualsiasi mandato a siglare l’accordo e diffidava di un referendum, quale fosse lo scopo reale e l’importanza della consultazione. Molti lavoratori non hanno votato perché hanno ritenuto una contraddizione partecipare, oppure per esprimere chiaramente il disgusto per referendum decisi negli anni passati dal voto plebiscitario degli impiegati, senza sufficienti garanzie di trasparenza e correttezza.
Diversi altri lavoratori che hanno partecipato agli scioperi, alla fine, e solo per timore , hanno votato si spaventati da sciacalli che passavano sulle linee a dire che in caso di vittoria del no la Piaggio avrebbe mandato in mobilità i più giovani. Nonostante tutto questo, ben 438 operai hanno votato no, equamente divisi tra meccaniche e 2r più una cinquantina della 3r,oltre a 24 impiegati che si sono mantenuti indipendenti dalla Piaggio.

I no al referendum, ma soprattutto gli scioperi e le assemblee che hanno rivendicato a sé la direzione della trattativa, dimostrano che esiste una grande forza operaia che ha affermato, anche nelle condizioni più difficili, la necessità di una pratica sindacale radicalmente diversa, di difesa inflessibile delle condizioni di lavoro e di rivendicazioni su ritmi di lavoro, livelli occupazionali, sviluppo delle meccaniche, limitazione del lavoro precario, sicurezza e, certo non ultimi aumenti salariali.

Noi delegati FIOM facciamo nostra questa volontà dei lavoratori, vogliamo rappresentarla in fabbrica e in tutti le sedi sindacali e riteniamo che le richieste contenute nella mozione approvata dall’assemblea definiscano già in sostanza una piattaforma da articolare e sostenere con la mobilitazione. Confermiamo per questo, come primo passo, lo sciopero della flessibilità e dello straordinario. 

RSU FIOM PIAGGIO

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