Renzi ha preteso di revisionare la Costituzione frutto della
Resistenza, con una maggioranza risicata in un Parlamento illegittimo.
Ora cerca, al referendum, il consenso plebiscitario. Ci prova con il
sostegno di Confindustria, che nel Jobs act ha conquistato la libertà di
licenziare, ricattare e intimidire, contrastando chi rivendica salari
dignitosi, condizioni di lavoro umane, sicurezza e salute nel lavoro.
Renzi e il padronato si propongono infatti di cambiare le istituzioni
per imporre più facilmente le “contro-riforme” che incontrano
resistenze politiche o sociali. Proseguendo una politica antioperaia ed
antipopolare, dettata dai padroni e dai poteri forti: taglio delle tasse
a capitali e imprese, privatizzazione della sanità, destrutturazione
dei contratti e delle tutele del lavoro. Si deforma cioè la Costituzione
per far prevalere un programma: la supremazia dell’impresa e la
cancellazione dei diritti sociali. Infatti questa revisione (riduzione a
100 senatori mantenendo 630 deputati), combinata con l’Italicum (liste
bloccate e ultramaggioritario, alla stregua della Legge Acerbo del
ventennio fascista), consegna un esorbitante potere al capo del primo
partito (anche se di ristretta minoranza). Potrà nominare la maggioranza
assoluta dei parlamentari e per loro mezzo non solo il Governo, ma
anche il Presidente e diversi membri della Corte Costituzionale. Cioè
potrà liberamente condizionare tutte le cariche istituzionali.
Si concentra quindi il potere nel Governo, che potrà obbligare il
Parlamento a votare entro 3 mesi le sue proposte. Viene cioè stravolta
la divisione dei poteri, dando all’Esecutivo la possibilità di
condizionare l’elaborazione delle Leggi. Non viene eliminato il Senato,
ma solo il voto popolare. Si differenziano le competenze delle 2 Camere,
creando molteplici percorsi legislativi (una decina tra bicamerali,
esclusivi, concorrenti, con e senza pareri). Inevitabili i contenziosi,
in cui tenderà a prevalere la forza e quindi di nuovo il governo. Non
vengono neanche toccati costi e privilegi: non si propone infatti per
gli eletti un normale stipendio medio da lavoro, ma si mantengono i loro
spropositati emolumenti.
Con questa controriforma, allora, non viene ridotta la casta: viene subordinata ad un solo uomo al comando; non viene innovata la politica: vengono dati maggiori poteri al governo; non viene semplificato il percorso legislativo: vengono solo confuse le funzioni delle Camere.
Con questa controriforma, allora, non viene ridotta la casta: viene subordinata ad un solo uomo al comando; non viene innovata la politica: vengono dati maggiori poteri al governo; non viene semplificato il percorso legislativo: vengono solo confuse le funzioni delle Camere.
La Costituzione aveva in sé il programma della Resistenza, con i suoi
compromessi tra lavoro e capitale. Con la sua revisione, si sceglie un
solo campo: quello dei padroni. E’ il programma della UE, che vuole
superare il modello sociale europeo (Draghi, 2012), contro le
Costituzioni antifasciste conparlamenti forti e che tutelano i diritti
del lavoro (come chiede JP Morgan, 2013).
Per questo, dobbiamo votare NO al referendum anticostituzionale.
Invitiamo le forze sindacali a partecipare a questa battaglia: anche la
stessa Cgil, che non può limitarsi a semplici giudizi.In qu esta
battaglia si deve stare, senza se e senza ma, dalla parte giusta. Quella
del mondo del lavoro.
Ora e sempre, resistenza!
Sindacatoaltracosa – Opposizione Cgil
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