PRETENDIAMO CHIAREZZA INTRANSIGENZA E CONTINUITA’
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Nei prossimi giorni i metalmeccanici e le metalmeccaniche scioperano.
La Fiom, insieme a Fim e Uilm, ha infatti indetto il blocco degli
straordinari (già da sabato 28 maggio e poi sabato 11 giugno), 4 ore di
sciopero articolato in fabbrica e 8 ore di sciopero generale con
manifestazioni regionali articolate tra 9, 10 e 15 giugno.
Vi parteciperemo e saremo in prima linea, come sempre, per respingere
l’attacco di Federmeccanica al contratto nazionale, ai nostri diritti e
al nostro salario. Non nascondiamo però i limiti di questa vertenza e
più in generale della mancanza di una mobilitazione della Cgil, resa
tanto più evidente dalla lotta dei lavoratori e delle lavoratrici
francesi, che a pochi chilometri da noi, bloccano il paese da settimane
con picchetti e scioperi a oltranza.
Primo, perché la decisione di intraprendere un cammino unitario con
Fim e Uilm è in netto contrasto con il percorso della nostra
organizzazione di questi ultimi anni, sia sulla battaglia per la
democrazia nei luoghi di lavoro sia sulle scelte di merito a partire dal
ccnl del 2009 e dal no al modello Marchionne.
Secondo, perché questo sciopero, tanto quanto il blocco dello
straordinario, arriva in ritardo e, nonostante la disponibilità mostrata
dai lavoratori il 20 aprile, non è chiaro su quale piattaforma si
chiamano i lavoratori a scioperare. Siamo convinti che si dovesse da
prima imporre il ritiro della contro-piattaforma di Federmeccanica e
alzarsi dal tavolo. Invece, sulla parte normativa, già a partire dalle
piattaforme, si è andati avanti a trattare nei tavoli tecnici, aprendo e
concedendo disponibilità già gravissime: sulla esigibilità degli
accordi da parte delle aziende, sulla flessibilità in funzione della
produttività, sull’utilizzo dello straordinario individuale come banca
ore per riduzioni di orario negli ultimi anni prima della pensione,
sulla sanità integrativa aziendale.
Terzo, perché, se come sempre è stato, il contratto dei
metalmeccanici assume una valenza generale, bisogna con molta più forza
puntare a generalizzare lo scontro coinvolgendo le altre categorie e
mettere la Cgil di fronte alle proprie responsabilità. Per riconquistare
un vero contratto nazionale sarebbe necessario coordinare la
mobilitazione con tutte le altre categorie che allo stesso modo dei
metalmeccanici non riescono a rinnovarlo (i servizi e la grande
distribuzione commerciale, la scuola e il pubblico impiego soltanto per
citare i principali) e programmare una lotta chiara, generale e
continuativa, il cui sbocco naturale dovrebbe essere un vero sciopero
generale contro il governo e i padroni.
Noi sosteniamo l’attuale mobilitazione, ci siamo e faremo la nostra
parte, ma diciamo con altrettanta chiarezza che non vogliamo un
contratto purché sia e chiediamo che, anche se in ritardo, questa lotta
diventi finalmente una lotta vera e intransigente, che assuma una
portata generale insieme agli altri settori e soprattutto che stavolta
arrivi fino in fondo e non sia lasciata a metà. I lavoratori e le
lavoratrici hanno dimostrato di esserci. Ora tocca ai vertici di Fiom e
Cgil essere coerenti con questa disponibilità e dare come obiettivo
chiaro, intransigente e immediatamente comprensibile il ritiro della
contro-piattaforma di Federmeccanica, contestualmente alla rimessa al
centro della battaglia contro il jobs act, chiamando tutte e tutti a
“fare come in Francia”. Non è possibile che mentre a Parigi si lotta, in
Italia l’atto più conflittuale è la raccolta di firme!
Sia chiaro da subito, che per parte nostra un contratto nazionale che
non dovesse difendere il suo carattere universalistico e solidaristico,
dovesse peggiorare le condizioni di lavoro e limitare il diritto di
sciopero, incontrerà il nostro NO nelle fabbriche e soprattutto una
pratica sindacale completamente diversa.
Sindacatoaltracosa in Fiom
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