MAURIZIO
LANDINI, IRRIDUCIBILE LEADER DELLA FIOM CHE OSTINATAMENTE HA RIFIUTATO
DI FIRMARE IL CONTRATTO FIAT DI MARCHIONNE, SPIEGA GLI IMPATTI POSITIVI
DELLA REDISTRIBUZIONE DEL LAVORO E DELLE SOLUZIONI ILLUMINATE ADOTTATE
ALLA ELECTROLUX E AL GRUPPO LAMBORGHINI.
«Se il contratto aziendale in deroga è migliorativo rispetto a quello
nazionale, siamo prontissimi a collaborare. E alla Ducati, stiamo
lavorando perché si arrivi a un accordo innovativo entro questo
principio base».
Maurizio Landini, leader
nazionale della Fiom, sindacalista irriducibile che si è ostinatamente
rifiutato di firmare l’accordo con la Fiat di Marchionne, coi tedeschi
della Audi-Volkswagen è al contrario, collaborativo. Perché con loro si?
«Loro sono pronti a trattare, a
discutere. Sono stato alla Volkswagen in Germania, ho incontrato i
colleghi della Ig metal (potente sindacato dei metalmeccanici n.dr.), si
è aperto un rapporto di confronto in un contesto più ampio. In Fiat,
invece, volevano imporre dall’alto un modello di lavoro che aumentava,
attraverso lo straordinario, il lavoro di pochi, riducendo però
l’occupazione».
Alla Ducati si parla di 7 giorni, domeniche comprese, per 24 ore.
«In Italia ci sono già aziende con
accordi su 6 e 7 giorni, lo prevede lo stesso Contratto nazionale. Il
punto è come si articolano questi orari nell’organizzazione complessiva.
In Ducati è previsto il lavoro 4 giorni alla settimana, pari a una
media molto vicina alle 30 ore settimanali. Si lavora 30 ore, pagato 40:
vuole dire che a fronte di un piccolo sacrificio di presenza il sabato e
la domenica, ma solo un paio di domeniche, non tutte, si ha per ritorno
una secca riduzione di orario e di conseguenza un aumento di
occupazione. Se si aumenta l’utilizzo degli impianti con questa logica
abbiamo fatto una scelta strategica molto importante. In più aumenta
anche il numero delle squadre, invece di 3, hai 4 squadre che si
alternano. L’aumento di produttività avviene con una redistribuzione
dell’orario. E’ la strategia sindacale che bisognerebbe adottare, e che
già siamo riusciti ad applicare anche alla Lamborghini e alla Giugiario,
tre aziende dove l’Audi ha investito con ritorni molto consistenti e
dove, guarda caso, la Fiom ha la stragrande maggioranza dei delegati e
dei consensi».
Un sistema per scardinare la
prassi radicata in Italia di fare massiccio ricorso allo straordinario,
sul quale gravano meno oneri. E nel quale, dunque, rientra positivamente
anche la decisione di avvalersi di stagionali con contratti a tempo
indeterminato per i picchi di lavoro?
«La dimostrazione che si può affrontare lo stesso problema con soluzioni diverse, avendo in testa un ruolo sociale di impresa».
L’accordo Ducati prevede anche un sistema di valutazione individuale, in base alle assenze e altri parametri.
«E’ un punto della trattativa non ancora
chiuso e lo stiamo discutendo nell’ambito del confronto con Ig Metal.
Il punto fermo per noi è riconoscere e premiare la professiona-lità, che
è ben diverso dall’idea di un salario individuale. Non a caso un
passaggio importante e innovativo riguarda la formazione, attraverso un
accordo con la Regione e gli istituti professionali per costruire un
percorso studio-lavoro».
Formazione solo per le nuove leve, o formazione permanente?
«Permanente, assolutamente. Da una
nostra indagine su 100.000 lavoratori metalmeccanici risulta una media
di attività di formazione di 8 ore all’anno, in pratica niente. Con i
cambiamenti produttivi attuali la formazione permanente deve diventare
un punto strutturato degli accordi di lavoro anche nel contratto
nazionale»
La Ducati prevede anche l’introduzione di elementi di welfare: sale relax, wi-fi...
«Il tema complessivo delle condizioni di
salute, di sicurezza, di tutela dei ritmi e dei carichi è fondamentale.
Vale per la Ducati ma a Bologna vale anche per altre aziende come la
G.D. che fa macchine per impacchettare sigarette, la Lima. Le imprese
possono avere una funzione di welfare anche sul territorio. Prendiamo
gli asili nido aziendali: anche in Ducati è in corso una discussione per
aprirli anche a chi non lavora in azienda».
Non ha paura che troppo sindacato possa frenare gli investimenti stranieri in Italia?
«Gli stranieri hanno paura della
corruzione e della burocrazia. Mentre la qualità si fa investendo sul
lavoro e sugli accordi, come provano i casi in cui si è applicato un
modello innovativo frutto di sforzi congiunti anche con il settore
pubblico. Fa scuola il caso Electrolux, dove abbiamo applicato contratti
di solidarietà che consentono di abbassare il costo del lavoro
riducendo i contributi anziché comprimendo i salari. Abbiamo aperto un
varco nella politica di defiscalizzazione, di cui si parla da anni senza
finora riuscire a ottenere risultati. Di fronte a questo accordo gli
svedesi hanno fatto nuovi investimenti»
fonte:http://www.fiom-cgil.it/
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