Il Consorzio Acm,
costituito dalle aziende dell'indotto di primo livello della Fca di
Melfi e tutte a dimensione nazionale e internazionale, ha sottoscritto
un accordo separato nel giugno scorso sui livelli occupazionali e il
premio di risultato.
Fin qui, nulla di
nuovo se non fosse per il particolare che il consorzio afferisce alla
Confindustria e che la stragrande maggioranza delle aziende che lo
compongono applica il Contratto nazionale di lavoro. Quindi, come si
dice, sta con un piede dentro il quadro di relazioni interconfederale e
con uno fuori, perché a partire dal sistema di relazioni fa come
Marchionne.
Come è facile
intuire, l'accordo in questione è anch'esso stato concepito in un
confronto non democratico: nessuna consultazione dei lavoratori su una
piattaforma, nessun mandato, nessun coinvolgimento durante la
“trattativa”, nessun referendum finale.
Alla chetichella
hanno sottoscritto un accordo fotocopia di quello Fca sul premio -
quindi totalmente variabile e legato agli utili aziendali - che affida
alle aziende la definizione delle modalità e degli importi; mentre fa
addirittura peggio sulla stabilizzazione degli interinali (circa un
migliaio), di cui il Consorzio si impegna a stabilizzarne solo cinquanta
entro il mese di ottobre.
La Fiom, tra la fine
di giugno e gli inizi di luglio, ha organizzato le assemblee dei
lavoratori per discutere con loro la situazione e decidere che fare.
Dalle assemblee è emersa con chiarezza che sui punti essenziali
dell'accordo separato firmato il 25 giugno (premio, livelli
occupazionali, organizzazione del lavoro) non c'è il consenso dei
lavoratori sulle soluzioni individuate.
In particolare: sul
premio non va bene che siano le aziende a decidere unilateralmente i
criteri e le quantità da erogare; sui livelli occupazionali, non ci sono
garanzie sufficienti di stabilizzazione per i lavoratori con contratto
interinale, nonostante le condizioni favorevoli sul piano produttivo;
sull'organizzazione del lavoro, occorre confrontarsi seriamente, sulla
base dell'esperienza sin qui realizzata alla luce della salita
produttiva, per trovare soluzioni migliorative per i lavoratori e
capaci, al contempo, di garantire i volumi produttivi.
Considerata la
contrarietà espressa quasi unanimemente dalle lavoratrici e dai
lavoratori, la Fiom si è impegnata a mobilitarsi per riaprire la
vertenza. E come primo atto ha avviato una raccolta di firme - in corso
in questi giorni - rivolta al Consorzio per contestare metodo e merito e
chiedere l'apertura di un vero negoziato, questa volta con tutte le
organizzazioni sindacali che punti a definire parametri del premio che
tengano nel giusto conto la prestazione di lavoro; a trovare soluzioni
che migliorino le condizioni di lavoro, peggiorate con la nuova
organizzazione legata alla salita produttiva; a definire impegni certi
per la stabilizzazione dei lavoratori interinali. In definitiva, per
consentire a tutti, attraverso un nuovo accordo, di fare un passo avanti
verso soluzioni migliorative le condizioni di lavoro e l'organizzazione
delle produzioni.
La Fiom, comunque,
ha deciso di sottrarsi alla pratica degli incontri separati, perché
lesivi la funzione di soggetto contrattuale che le è propria e di
impegnarsi, nel rapporto democratico con i lavoratori, a definire le
iniziative a sostegno della vertenza.
In allegato il testo su cui stiamo raccogliendo le firme dei lavoratori del Consorzio.
Riapertura della trattativa Consorzio ACM | ||
Melfi, nell'indotto scricchiola il modello Fca |
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