La socialdemocrazia in camicia bianca che ci porta alla guerra

Impressiona la pletora di camicie bianche sul palco della festa dell'unità di Bologna. Il volto nuova della socialdemocrazia Europea è il bianco lindo di camicie inamidate, di giovani leaders che non hanno mai indossato i panni della critica sociale, che non sono mai stati attraversati da tensioni ideali. L'omologazione ad un modello che finge un carattere popolare ma che ha assunto la rottamazione come strumento per l'affermazione del superamento del conflitto capitale lavoro, di ogni aspirazione che parli di uguaglianza, democrazia, progresso sociale. Renzi è il loro leader naturale, come i manager d'azienda esalta il merito individuale, il talento e la qualità. Non è un caso che nei quartieri bene delle grandi città Renzi abbia spopolato alle ultime europee. E' persino banale ricordarlo ma questa società non è fatta di liberi ed eguali, il merito, il talento e la qualità sono il senso comune regalato a piene mani per ottenebrare la profonda ingiustizia che attraversa il paese, per nascondere sotto il tappetino di una retorica idiota il precipitare della condizione di chi lavora, dei milioni di giovani a cui non è data alcuna speranza per il futuro ne un presente. Come se Marchionne e un lavoratore della Lucchini di Piombino, o una lavoratrice di Eataly, o di un Mac Donald's fossero appunto sullo stesso piano, nelle stesse condizioni, con le stesse possibilità. Questi più o meno giovani in camicia bianca, questa socialdemocrazia linda sta portando l'Europa ad una nuova guerra. A cento anni da quella che è passata alla storia come la grande guerra, tragedia e fallimento della socialdemocrazia che votò i debiti di guerra e aprì le porte al fascismo e al nazismo, nel cuore del vecchio continente si è aperta la guerra d'Ucraina che rischia di divenire rapidamente conflitto globale con conseguenze drammatiche. I giovani in camicia bianca, gli stessi che hanno assunto la guerra del capitale in ogni singolo paese nella competizione tra uomini e nel darwinismo sociale, protettori assoluti del regime tecnocratico dell'Unione Europea hanno indossato l'elmetto insieme agli Usa e sciaguratamente stanno andando al riarmo ed ad una nuova espansione militare della Nato a est per contendere all'imperialismo della “grande Russia” di Putin la sua storica influenza. Paul Krugman, l'economista liberal statunitense, tempo fa ebbe a dire che le guerre in Iraq e Afghanistan pesavano poco rispetto al Pil mondiale (1,2%), non erano state cioè sufficienti a risollevare l'economia capitalista dalla sua crisi più grave. La guerra è quindi un opzione sempre più tragicamente verosimile. Lottare contro la guerra e i loro artefici, in primo luogo Usa e Unione Europea significa non accettare di indossare l'elmetto, significa disertare la guerra del tutti contro tutti che ci stanno imponendo con la crisi economica. Il patto del tortellino che la socialdemocrazia Europea ha stretto a Bologna alla festa dell'Unità ci porta alla guerra. Fermiamoli! Anche per questo serve lo sciopero generale. 

Sergio Bellavita 
portavoce nazionale Il sindacato è un'altra cosa- opposizione Cgil 

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