Kata..Nein. Flessibilità nel cestino, la Ue parla tedesco, Renzi francese

Persino il Corriere della sera non ha gradito la composizione definitiva della commissione Europea a guida Juncker, il governo della UE. Luigi Offeddu nel suo editoriale la chiama senza mezzi termini Kommission esprimendo così chiaramente che parlerà la lingua dell'austerità della Merkel e che, vista la compagine, sarà impossibile avere deroghe sul patto di stabilità. Non c'è dubbio alcuno che la Merkel abbia ottenuto il controllo pieno delle scelte di fondo . L'inserimento di due socialdemocratici favorevoli alla flessibilità è totalmente vanificato, semmai qualcuno avesse pensato potessero servire a qualcosa , dall'aver dato a Jyrki Katanien, il Finlandese considerato un falco a difesa del rigore assoluto e dell'austerità, la responsabilità di coordinatore dei portafogli economici con il diritto di veto. Kata..Nein quindi !!! Addio flessibilità per chi immaginava una via d'uscita morbida dallo strangolamento dell'economia dovuto all'austerità. Il rapporto della Bce di settembre lancia l'allarme sui conti pubblici dell'Italia, la Francia non riuscirà a rientrare nei limiti imposti dal patto di stabilità. I pugni sul tavolo dell'Europa di Renzi nel semestre della Ue a guida Italiana sono solo uno dei pezzi più forti della sua macchina della propaganda, niente di più. Senza la rottura dei trattati europei e senza mettere in discussione il debito pubblico non ci sarà alcun allentamento della morsa che ci è imposta e la recessione proseguirà e aggraverà la situazione sociale e economica del paese. Il governo Renzi si appresta a imporre tagli lineari a tutti i ministeri, gli stessi tagli che per tanti anni il centrosinistra ha contestato a Berlusconi. Il “grasso che cola” è certo evidente nella milionaria liquidazione di Luca Cordero di Montezemolo , non certo nella spesa sociale del nostro paese, tra le più basse d'Europa. Ogni nuovo taglio ai ministeri ed alla spesa pubblica, con poche eccezioni, è ormai un taglio a spese vive, inalienabili. Ogni nuovo taglio colpisce lo stato sociale, la qualità e l'esistenza stessa dei servizi e sposta i costi su chi vive del proprio salario, della pensione. Renzi e Cottarelli sanno perfettamente che i tagli hanno un effetto recessivo. Ed è per questa ragione, non certo per la sensibilità sociale, che faticano ad applicarli. Se la “kommission” non ha cambiato verso e parla ancora tedesco, Matteo Renzi parla francese, non solo perché ha gli stessi problemi di conti di Hollande ma perché è in un “cul de sac”. Non può alimentare l'economia senza ulteriore indebitamento, non può tagliare per non deprimere ulteriormente e senza perdere consenso. Un vicolo cieco che potrebbe persino indurlo a gettare la palla ancora avanti, a nuove elezioni. Al momento sembra un'ipotesi irreale visto il programma dei 1000 giorni. Ma la crisi morde, il consenso granitico di cui ha goduto comincia ad avere qualche crepa e le elezioni potrebbero essere un'utile exit strategy da un'annuncite senza risultati. Per queste ragioni è necessario oggi più che mai costruire l'opposizione sociale alle politiche della Ue e di Renzi e rimettere in campo la forza e la determinazione di un punto di vista alternativo alla catastrofe in cui ci conducono. 

PS:Un'ultima chicca in salsa Ue. Tibor Navracsics, un quarantottenne professore Ungherese, ha ottenuto nella commissione Ue la responsabilità dell'educazione, della cultura, del multilinguismo e della gioventù. Peccato che il professore appartenga al partito conservatore e anticomunista Fidesz, lo stesso di Orban, il primo ministro Ungherese autore della svolta autoritaria, xenofoba e nazionalista prima sotto accusa della Ue. Si vede che ora la Kommission parla un po' anche ungherese

Sergio Bellavita 
portavoce nazionale il sindacato è un'altra cosa-opposizione Cgil

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